Una delle maggiori istituzioni culturali del Mezzogiorno, l’orchestra della Fondazione Tito Schipa di Lecce, corre il rischio di chiusura per la cancellazione della Provincia salentina, che comporterebbe la decurtazione del 90% dei finanziamenti, con conseguenze che si possono immaginare sull’occupazione e per la scomparsa di un’eccellenza culturale nazionale, che comporterebbe, tra l’altro, una ricaduta negativa sulla qualità della vita cittadina.

Questo e altro sono motivi sufficienti per spingere operatori culturali e alcuni politici a chiedere la riforma del Titolo V della costituzione. La sua attuazione sta creando difficoltà e preoccupazioni di non poco conto a istituzioni culturali d’importanza nazionale che si distinguono sia nella valorizzazione del nostro patrimonio artistico e musicale sia nel favorire la creatività contemporanea, assicurando nel tempo la salvaguardia dell’identità culturale nazionale.

Esattamente l’opposto di quello che si propone il Titolo V, che spinge, di fatto, alla regionalizzazione, favorendo il particolarismo comunale, minando nei fatti il concetto di Unità del Paese, della lingua, della tradizione musicale di eccellenza, del teatro, della cultura tout court, appannando lo spirito di appartenenza.

I padri fondatori nell’elaborazione del Titolo V non tennero conto di quello che avrebbe causato in “un paese – come ebbe a dire Napoleone Bonaparte – dominato dal particolarismo comunale”, ma spinti da reminiscenze ideologiche legate ai fautori risorgimentali del federalismo uno strumento per amalgamare col tempo le diversità storiche e culturali tra nord, centro e sud, con tradizioni diverse di costumi, e dialetti distintivi, come il veneto, il napoletano e il siciliano. Una convinzione che farà dire a Bismarck “ l’Italia è un’espressione geografica”, e nulla più.

L’eliminazione delle province ha messo in difficoltà molte istituzioni culturali che non possono più contare sul sostegno finanziario di questi enti e se assommiamo le difficoltà finanziarie dei comuni in generale che hanno sforbiciato spesso fino al 50% i contributi a manifestazioni d’importanza nazionale e internazionale, tra i colpiti anche il Festival Romaeuropa.

A questa falcidia non sfuggono alle Istituzioni Concertistiche Orchestrali che, nell’assemblea svoltasi nella sede nazionale dell’Agis, ha preso in esame il pericolo di chiusura che corre l’orchestra della Fondazione Tito Schipa, alla quale con prospettive poco rosee per l’occupazione e le eccellenze artistiche del capoluogo salentino.

L’assemblea delle istituzioni Concertistiche Orchestrali riunitasi nei giorni scorsi in Roma nella sede dell’Agis nazionale, ha affrontato l’emergenza del settore, in particolare i pericoli concreti incombenti sull’intero settore e la precarietà in cui verrebbe a trovarsi la Fondazione Tito Schipa per la fine del sostegno finanziario della Provincia. L’assemblea all’unanimità, nell’esprimere la sua solidarietà, ha approvato un appello che riportiamo in calce.

 

 

Documento votato dall’assemblea.

 

Acquisito

dal Vice Presidente della Provincia di Lecce, Simona Manca, presente alla riunione, ogni elemento di conoscenza sugli effetti della recente modifica legislativa della struttura degli Enti locali e, in particolare delle Provincie, ai danni della Fondazione Tito Schipa di Lecce, costituita da Comune e Provincia con quest’ultima che finanzia per il 90% l’attività dell’orchestra gestita dalla Fondazione stessa

preso atto

che la Fondazione in questione, a causa della drastica riduzione dei trasferimenti dallo Stato, già da dopo l’estate, non sarà più in grado di portare avanti la relativa programmazione musicale

consapevole

della drammatica sorte a cui l’orchestra sarebbe inesorabilmente destinata in mancanza di un tempestivo intervento volto a scongiurare la chiusura del complesso orchestrale i cui musicisti non sono dipendenti direttamente dalla Provincia

considerato

il danno di natura occupazionale, culturale e sociale  che l’eventuale scomparsa di una delle dodici istituzioni concertistiche orchestrali riconosciute dallo Stato ai sensi dell’articolo 28 della legge n. 800 del 14 agosto 1967, quale è quella di Lecce, provocherebbe, con ricadute negative a tutti i livelli e non solo sul territorio provinciale e regionale, data la dimensione nazionale e internazionale che l’intero settore delle istituzioni concertistiche orchestrali rappresenta in termini di offerta musicale di qualità e di impiego di personale di elevata professionalità

rilevato

che la crisi dell’ orchestra di Lecce, indotta da un ripensamento in via legislativa del ruolo delle Provincie, pur necessario nella prospettiva di una ridefinizione di funzioni e competenze dello Stato, delle Regioni e degli Enti con l’attesa riforma del titolo V della Costituzione, denuncia, in maniera esasperata, una sofferenza di fondo dell’intero settore, in difficoltà ormai da anni, per l’evidente inadeguatezza di una legislazione che non valorizza il ruolo che le Istituzioni Concertistiche Orchestrali rivestono nella diffusione della cultura musicale e non riconosce a pieno le funzioni che queste esercitano di centri complessivi di produzione musicale legati allo sviluppo culturale non solo territoriale, ma anche nazionale ed internazionale

manifesta ed esprime

la più profonda preoccupazione per la concreta minaccia di chiusura che incombe sull’ICO di Lecce e la più sentita solidarietà e vicinanza al personale impiegato dalla Fondazione che rischia di perdere il proprio posto di lavoro

sollecita

i soggetti istituzionali ai diversi livelli di governo locale e centrale coinvolti, a cercare tutte le soluzioni possibili in via amministrativa e/o legislativa e ad adottare ogni misura volta a consentire il mantenimento dei livelli occupazionali dell’orchestra di Lecce e, quindi, la possibilità di proseguire con serenità la propria attività a servizio di un territorio e a vantaggio di tutta la collettività nazionale.

Fonte ITALIAFESTIVAL