La Puglia in scena. Con l’intento di sostenere la nuova drammaturgia prodotta negli ultimi anni sul territorio regionale, le residenze pugliesi del progetto Teatri Abitati promuovono la rassegna L’autunno dei teatri, cartellone di eventi spettacolari e insieme calendario di attività formative differenziate. Il grande investimento realizzato in questi anni sia dalla Regione Puglia sia dalle strutture teatrali destinatarie del progetto Teatri  Abitati in direzione della formazione e dell’ospitalità di tante e diverse esperienze accompagnate dai Maestri del teatro contemporaneo italiano – da Claudio Morganti a César Brie, da Maria Maglietta ad Elena Bucci, da Marco Martinelli a Danio Manfredini -, che hanno condotto laboratori e accompagnato la nascita dei nuovi spettacoli, ha innovato e  generato nuova drammaturgia, ma soprattutto una più consapevole qualità del lavoro teatrale “made in Puglia”. Di qui il desiderio, ma anche la necessità di dare visibilità sul territorio regionale e nazionale alle nuove produzioni che, peraltro, dimostrano di essere davvero in sintonia con la realtà dei tanti territori – sociali e naturali – della nostra bella Puglia. Tra i “presidi artistici” che ospiteranno il festival anche il TaTÀ di Taranto, dove dal 18 ottobre al 13 dicembre prossimi saranno proposti sette eventi in sei date, tutte (tranne una) di sabato alle ore 21. Invariata la “politica del botteghino” del Crest: solo dieci euro il biglietto, appena quarantadue euro l’abbonamento (sei spettacoli). Info: 099.4725780 – 366.3473430.

Aprirà il 18 ottobre Il pasto della tarantola, una degustazione teatralizzata di prodotti tipici salentini “firmata” da Silvio Panini e Paolo Pagliani per Koreja. La performance della durata di 25 minuti, rivolta ad un numero massimo di 30 persone, sarà presentata per quattro volte durante la serata (ore 19.30 – 20.30 – 22 – 23). La visione (con obbligo di prenotazione) sarà gratuita se abbinata con lo spettacolo Capatosta, scritto e interpretato da Gaetano Colella (in scena con Andrea Simonetti), per la regia di Enrico Messina, nuova produzione del Crest-Teatri Abitati.  Siamo in uno dei tanti reparti giganteschi dell’Ilva, Acciaieria 1 reparto RH. Due operai sul posto di lavoro. Il primo è un veterano, il secondo è una matricola. Solo i gesti, i volti, le voci di attori possono riuscire a raccontare il sangue di una città ferita e divisa. Oltre l’informazione.

Il 31 ottobre verrà proposto Kater – Memorie dal fondo del mare di Francesco Niccolini, regia Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini, Fabrizio Pugliese e Fabrizio Saccomanno, gli ultimi due anche interpreti (in scena con Elvis Belushi), produzione Thalassia. Due albanesi aspettano che la motovedetta Kater salpi. Che l’Italia arrivi. Che le navi militari che li vadano a salvare. Poi accade l’inimmaginabile. Tutto è visto attraverso una lente deformante, grottesca.

Il 15 novembre sarà la volta di Croce e fisarmonica di Carlo Bruni ed Enrico Messina, regia Carlo Bruni, con Enrico Messina (in scena con Mirko Lodedo), coproduzione Armamaxa teatro/Diaghilev. Prediligendo il potere dei segni ai segni del potere, don Tonino Bello ha esercitato il suo mandato coniugando uno straordinario rigore evangelico con un anticonformismo capace di spiazzare i più arditi rivoluzionari, associando a una fede profonda una laicità che a molti sembrerebbe paradossale per un prete.

Il 29 novembre il Teatro dei Borgia presenterà Volevo essere Amy Winehouse di Michela Diviccaro ed Elena Cotugno, regia Gianpiero Borgia, con Elena Cotugno. Se dici Amy dici droga. E invece sono due cose molto diverse. Ma che fine ha fatto il suo talento, unico, raro, fragile, vero, potente e indimenticabile? Che fine hanno fatto quella voce nera, profonda, che le permetteva di surfare tra le note? Dopo Morrison, Mercury, Joplin, Marley, lei è l’ultima di una serie di icone per giovani e giovanissimi.

Il 6 dicembre il Teatro Kismet OperA porterà in scena Namur (o della guerra e dell’amore) di Antonio Tarantino, regia e interpretazione Teresa Ludovico (in scena con Roberto Corradino). Marta è una donna che ha scelto di rinunciare alla tranquilla finzione della vita  domestica per seguire una libertà che paga a caro prezzo. Ha vissuto tutto, troppo, stanca è pronta anche a morire, ma l’amore per un il giovane soldato Lucien le restituisce forza e dignità.

Il 13 dicembre chiuderà la rassegna Else. Andante, cantabile con brio, da “La signorina Else” di Arthur Schnitzler, adattamento scenico Cosimo Severo e Stefania Marrone, regia Cosimo Severo, con Viviana Strambelli (in scena anche Giovanni Di Lonardo e Fabio Trimigno), produzione Bottega degli Apocrifi. Il nodo è un piccolo problema economico da risolvere, non c’è mica bisogno di farne una tragedia, di pensarci troppo, di sicuro non c’è bisogno di spargere la voce. Capita anche nelle migliori famiglie.

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Croce e fisarmonica [photo @ Michela Cerini]